Prosegue il piazzamento sul mercato dei “marchi”
nazionali.
Dopo "Marina Militare", "Aeronautica Militare" ed "Esercito Italiano" tocca
ora ai nostri gloriosi "Carabinieri".
In linea di principio condivido in pieno la volontà di
Difesa Spa di tutelare l’immagine e la proprietà dei suddetti marchi ( li
chiamo “marchi” per parlare la stessa lingua che si sta utilizzando in questo
caso anche se trovo oltraggioso definire “marchi” le nostre Forze Armate).
Con la scusa di citare ed onorare un determinato stormo
della nostra Aviazione, un Reparto dell'Esercito, un personaggio storico della
nostra Marina o dell'Arma, in tanti, troppi, hanno speculato e si sono riempiti
le tasche sulla pelle dei nostri soldati; ad evitare quindi dette speculazioni è assolutamente corretto richiedere prima di tutto
di passare attraverso una verifica ed una successiva autorizzazione per poter realizzare
un qualsivoglia prodotto e assolutamente giusto esigere che venga corrisposta una parte del guadagno
come diritto d'autore a chi è depositario della nostra Cultura Storica, in
questo caso lo Stato Italiano.
Nel bando di concorso - ottimamente articolato in 21 pagine -
si elenca una serie di caratteristiche che l’azienda richiedente deve possedere
per poter aver accesso alla acquisizione e successivo sfruttamento del marchio;
tra le altre cose spiccano per la loro
precisione il fatto che bisogna non essere nei guai dal punto di vista legale (
direi corretto ), che bisogna osservare le regole che prevengono il lavoro
sommerso ( correttissimo ), che il prodotto deve essere di elevata qualità ( corretto,
ma su che parametri ? Non si parla di fascia prezzi ) e che bisogna avere una montagna di soldi per
poter accedere alla gara( direi meno corretto e vorrei dire spesso e volentieri
in contraddizione con i due primi punti ): insomma, per poter accedere al diritto di realizzare la maglia dei
“Carabinieri” bisogna essere onesti ed avere
un giro d’affari che consenta di garantire un versamento minimo di diritti d’autore,
quantificato in una cifra che io personalmente definisco, oltre che davvero
elevata, anche un tantinino al di sopra delle reali possibilità del marchio.
Plaudendo cum gaudio
quindi alla volontà di difesa Spa di avere a che fare con Aziende sane ed
eticamente corrette e manifestando d’altra parte il mio dispiacere per una
selezione poco democratica che favorisce chi ha i soldi, tagliando fuori di
fatto ( ma… e l’anti trust contro l’esclusiva ? ) chi ha la passione e magari la
cultura ed il talento per esprimere un buon prodotto, mi permetto di segnalare con
una certa urgenza una carenza estremamente pericolosa del bando, una assenza che rischia
di aprire le porte ad una incisiva compromissione della qualità del prodotto
recante il marchio concesso in usufrutto, ma anche di che nuocere gravissimamente
all’immagine dell’Arma da esso rappresentato:
insomma, dove diavolo è finito l’obbligo
che il prodotto sia “Made in Italy” ?
Il bando, oltre che essere aperto anche ad aziende estere, non fa menzione all’obbligo del Made in Italy; questo significa che se supportata da soldi e
garanzie ( ? ) una qualsiasi azienda, italiana o estera non fa differenza, potrebbe quindi essere posta nelle condizioni di diritto di produrre dove diavolo vuole e con
pieno diritto il marchio "Carabinieri".
E’ quindi davvero possibile – direi probabile
– il fatto che anche questo storico Nome, che l’Italia così gloriosamente rappresenta,
rischi di finire riprodotto in serie in qualche scantinato del Far East,
rendendo davvero plausibile l’eventualità che tra qualche anno gli stessi
Carabinieri si debbano confrontare, in una sorta di paradossale ed imbarazzante "conflitto di interessi" con un prodotto “originale”, legalmente prodotto
con diritto di sfruttamento del marchio acquisito - e retribuito con royalties -
ma realizzato da schiavi e contenente agenti tossici.
Subendo quindi il fatto che il nome di una nostra parte di Storia
venga mercificato, che il controllo di ciò finisca solo nelle mani di chi se lo
può permettere, chiediamo però, con l'educazione e la compostezza dovute al senso civico ma con la fermezza del diritto che come Cittadini e Patrioti ci riconosciamo, che venga inserito nel bando di concorso l' inderogabile clausola dell’obbligo che il prodotto realizzato a nome “Carabinieri” venga
realizzato da una Azienda Italiana, con sede nel nostro paese, e che
soprattutto la produzione venga realizzata qui, in Italia, così che oltre, perché
no, contribuire alla ripresa della nostra dissestata economia, questo business possa essere controllato e soggetto
alle nostre normative di legge, in termini di legalità, di rispetto della dignità
umana e di tutela della salute del lavoratore e dell’acquirente finale.
E’ un atto dovuto, soprattutto
nei confronti della dignità dell’Arma, primo custode del nostro tricolore, e di chi tutti i giorni mette in gioco la
propria vita proprio per garantire la legalità in questo paese, la nostra amata,
cara, Italia.
davide pizzolato
davide pizzolato
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