GHEREGHEGHEZ: una tradizione dell’Aviazione Italiana che si tramanda
ininterrottamente: dall’epoca dei biplani in tubi e tela agli aviogetti
supersonici del XXI secolo. Nato sui campi di volo in erba come grido di guerra,
ancora oggi, sulle moderne piste in asfalto, è il saluto di tutti gli aviatori
italiani.
Squadratlantica, che
attraverso i suoi prodotti di alta qualità disegnati nel rispetto del più
classico Italian Style e rigorosamente Made in Italy vuole ricordare le più
belle imprese dell’Ala Italiana, con GHEREGHEGHEZ si ricollega a questa
tradizione. E lo fa con un capo che appartiene anch’esso alla storia
dell’Aviazione Italiana: la sciarpa, comoda ed elegante, da sempre indossata da
chi vola, un tempo insieme alla bianca tuta di volo in tela, poi insieme ai
giubbotti Marus, oggi insieme alle combinazioni anti-g.
Un capo non soltanto
maschile. GHEREGHEGHEZ vuole anche ricordare che la storia dell’Ala Italiana
non l’hanno scritta solo uomini, ma anche le donne. E questo proprio ai giorni
nostri nei quali sempre più numerose sono le donne nei ranghi dell’Aeronautica
Militare come pure in quelli dell’Aviazione Civile.
A celebrare gli uomini
che si sacrificarono per la nostra Storia Aeronautica, Squadratlantica dedica
Gheregheghez alla memoria del pilota Capitano Adriano Visconti ed a quella del
Sottotenente Valerio Stefanini, suo aiutante, che con lui cadde il 29 Aprile
del 1945. Un ritratto originale dei due compagni d’armi ed il profilo del
caccia Macchi MC205 Veltro di Visconti sono allegati alla confezione della
sciarpa.
GHEREGHEGHEZ – GENESI DI UN MITO
di Igino Maria Coggi
Nacque come grido di
guerra dell’aviazione da caccia, prendendo lo spunto dai saluti alla voce della
Prima Guerra Mondiale. Poi ben presto si estese all’intera Regia Aeronautica e
da qui trasmesso all’Aeronautica Militare che della “Regia” e dei reparti ad
essa antecedenti assorbirà valori e tradizioni. Ancora oggi, ripetuto ad alta
voce, in coro, e per tre volte, lo sentiamo lanciare ad ogni riunione, ad ogni
manifestazione, negli Stormi dell’Aeronautica.
Cosa significa? Chi
vuole che esso richiami l’avviamento a mano dei primi motori, chi vuole che esso
richiami la raffica delle mitragliatrici, chi vuole che esso richiami il grido
dell’aquila. Tesi quest’ultima la più accreditata perché legata al volatile che
per eccellenza rappresenta l’aviazione e gli aviatori: l’aquila per l’appunto
che, ad ali spiegate, è in tutto il mondo il simbolo del pilota, militare o
civile che sia. E che, nella nostra Aeronautica, ritorna nella Preghiera
dell’Aviatore laddove si chiede a Dio «dacci le ali delle aquile, lo sguardo
delle aquile, l'artiglio delle aquile».
Come nasce? Il 7
maggio 1923, con comando a Brescia e Gruppi Volo ripartiti ad Aviano, Venaria Reale
e Cinisello, si costituisce il 1° Stormo Caccia Terrestre, primo reparto
organico da caccia dell’appena nata Regia Aeronautica (28 marzo 1923). Ed
proprio in seno al 1° Stormo, quello dell’”Arciere”, che la tradizione vuole
sia nato il Gheregheghez, Ghez! anche se è dibattuto il luogo ove esso fu udito
per la prima volta: Cinisello o, secondo altre tesi, Campoformido presso la 76ª
Squadriglia Caccia appartenente al 6° Gruppo, uno dei tre del 1° Stormo.
Quello che è certo è
che “l’invenzione” risalirebbe ai piloti più giovani del reparto, ai “pivelli” della
“Famiglia Rame” come scherzosamente si definivano per via dei pochi spiccioli
che circolavano nelle loro tasche. Giovani insoddisfatti dell’ambiente che li
circondava, solo routine, pochi voli, tanta sufficienza da parte degli
“anziani” e dei veterani, nulla o quasi che potesse soddisfare la loro passione
per il volo, il “motore” che li aveva spinti ad arruolarsi. Da qui un moto di
rivolta con un pizzico di spirito goliardico per rompere il silenzio. L’anno sarebbe
il 1924 ad una festa di reparto: un grido apparentemente senza senso lanciato a
piena voce da quelli della “Famiglia Rame”. Un momento di sgomento, di sorpresa
poi l’accettazione. Da quel momento il Gheregheghez, Ghez! entrava
ufficialmente nel 1° Stormo quale grido di guerra. E chi dal 1° Stormo transitò
ad altri reparti se lo portò appresso. In breve fu fatto proprio da tutta la
Regia Aeronautica e dalla “Regia” passò all’Aeronautica Militare nata dopo la
fine della guerra e la costituzione della Repubblica Italiana. Con due sole
eccezioni. Una è il 4° Stormo il cui grido di guerra è “Al Lupo, Al Lupo!” che
vorrebbe richiamarsi a quello della 91ª Squadriglia, la “Squadriglia degli
Assi”, della Prima Guerra Mondiale. L’altra è il 15° Stormo dove si grida
“Mammajut, ajut! Mammajut, ajut! Mammajut , ajut ajut ajut!” a ricordo di
quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, esso volava con l’idrovolante da
ricognizione marittima Cant-Z-501, una specie di barcone volante che i suoi
equipaggi avevano appunto soprannominato “Mammajut”.
Salvo queste eccezioni
il Gheregheghez, Ghez! lo si grida alla prima occasione in tutti i reparti
della nostra Aeronautica. E a gridarlo sono invitati, anzi obbligati, anche gli
ospiti. Con un’avvertenza, evitare accuratamente di sbagliarlo perché potrebbe
costare carissimo: una bevuta all’intero Stormo.
GHEREGHEGHEZ è un
articolo della collezione SQUADRATLANTICA, prodotto e distribuito da Veltro srl
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